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Premier League - Leeds-Arsenal

26 Mars 2017, 00:59am

Publié par calcio

Bisogna saper perdere

  • Ieri, durante la partita valida per la Premier League inglese Leeds-Arsenal, è accaduto qualcosa di meravigliosamente strano per la nostra cultura sportiva.
    Qualcosa che di certo, apparirà ridicolo ai nostri occhi.
    Il Leeds United soccombeva sul proprio terreno con un punteggio ormai irrecuperabile (0-4) sotto i colpi di Henry e del contropiede dell'Arsenal, quando, ad un certo punto cominciavano a sentirsi i cori di incitamento dei tifosi di Elland Road per la squadra di Peter Reid, urla che erano certamente più udibili di quelle dei tifosi dei gunners che avevano ottimi motivi per decantare il successo della propria squadra.


  • Un grande successo, senza dubbio, per lo sport in genere che per le sue ferree regole, prevede e prevederà sempre un vincitore ed un vinto.
    Per la cronaca il match è finito con la vittoria dell'Arsenal per 1-4, ma la partita è stata "fatta" dal Leeds che sotto la magnifica spinta dei suoi tifosi ha rischiato di riaprire la gara colpendo un palo con Smith sul 4-1.


  • Questa la cronaca: ora la riflessione ci induce a pensare che in Inghilterra il calcio sia vissuto come un evento popolare, ma sul piano della cultura sportiva sono nettamente più evoluti di altri paesi di pur elevata tradizione calcistica.
    Per loro la partita è un modo per stare vicini ad una squadra che durante la settimana si prepara seriamente per affrontare gli avversari.
    Il punto è che nel calcio inglese si abbia la netta sensazione che per i giocatori la partita sia un momento in cui dare tutto se stessi senza risparmiarsi, quasi un modo per ripagare i tifosi e i sacrifici che fanno per seguire la squadra.
    C'è un reciproco scambio, c'è soprattutto il rispetto.


  • Nel nostro calcio, invece, c'è la cultura del sospetto, a volte fomentata da certi atteggiamenti degli addetti ai lavori, vige la malsopportazione di un passaggio sbagliato, uno stop fallito.
    Si fischia e non si incoraggia, ed il giocatore, che queste sensazioni le avverte, tende a rimanere quasi isolato nella sua "incapacità" di dare il massimo.
    Nel calcio, come nella vita, i risultati si ottengono con pazienza.


  • La fretta non è mai stata una buona consigliera, bisogna programmare, mettere nelle condizioni i giocatori di sentirsi in un ambiente accogliente, lasciarli lavorare.
    Insomma bisogna anche saper perdere.